Questo articolo è tratto da WE-World Energy n. 40 – Safe & Circular. Leggi il magazine
Sono pochi i tentativi su larga scala di modificare drasticamente il nostro modo attuale di produrre e smaltire i rifiuti, adeguatamente sovvenzionati e sostenuti da politiche pubbliche.
Aziende e singoli individui in ogni parte del mondo si stanno impegnando in una crociata per eliminare le cannucce di plastica, da Starbucks ad Alaska Airlines, da Taiwan alla Scozia e da William Shatner a Jane Goodall. Perché? Perché in un’economia circolare non c’è posto per questo prodotto. Mentre la consapevolezza globale degli effetti dei combustibili fossili sul clima è cresciuta nel tempo in modo lento ma costante, la necessità di contrastare l’inquinamento generato dai rifiuti ha ricevuto molta meno attenzione. L’idea è di integrare (e alla fine sostituire) la cosiddetta “economia lineare” (produzione, utilizzo e scarto) con un’economia “circolare” in cui i prodotti usati non si eliminano ma si riciclano. L’economia circolare tenta di conservare il valore residuo dei prodotti usati, contenendo al contempo i rifiuti e l’inquinamento generati dal loro smaltimento.
Finora, la causa dell’economia circolare è stata sostenuta prevalentemente a livello locale dal settore privato e da qualche organizzazione non governativa. Circa il 62% delle iniziative che promuovono un’economia circolare ha sede in Europa e solo il 13% in America del Nord, mentre il restante 25% è sparso per Asia, America Latina e Africa. Anche se ad avviare oltre il 70% delle iniziative è stato il settore privato, lo scorso maggio i paesi membri dell’Unione europea hanno approvato una serie di norme per il trattamento dei rifiuti che porterà a riutilizzare e riciclare il 65% dei rifiuti urbani entro il 2035, a fronte del 50% circa del 2010.
Il Circularity Gap Report fa notare che dei 92,8 miliardi di tonnellate di materiali immessi nel ciclo economico globale, ne vengono riciclati solo 8,4 miliardi, ovvero il 9,1%, mentre il resto viene incenerito, messo in discarica o disperso nell’ambiente. Al contempo, dagli anni Settanta l’utilizzo di risorse naturali è triplicato, passando da 26,7 a 84,4 miliardi di tonnellate nel 2015, e, secondo le previsioni, si raggiungerà l’incredibile cifra di 175 miliardi di tonnellate entro il 2050. È evidente che c’è urgente bisogno di nuove e migliori politiche che incentivino l’uso dell’economia circolare come pure di tecnologie nuove ed efficaci che agevolino il riutilizzo e il riciclo dei prodotti usati.