Che il rifiuto possa ormai ritrovare una nuova vita e trasformarsi in cosa utile, lo sappiamo. Una seconda vita può arrivare perfino per quegli oggetti che spesso ci si impiastricciano sotto le suole delle scarpe, i chewing gum masticati: quanto di più inutile e fastidioso possiamo immaginare. Parliamo di una massa davvero imponente di scarti, visto che i chewing gum, infatti, una spesa annuale nel mondo di circa 14 miliardi di sterline e costituiscono il secondo tipo di rifiuto nelle strade, dopo i mozziconi di sigaretta. In Gran Bretagna, si spendono circa 50 milioni di sterline l’anno per riparare a tale danno. Ecco allora l’idea di Anna Bullus, classe 1984, ex studentessa della University of Brighton’s College of Arts and Humanities: la raccolta e il riciclo. Studiando la chimica del chewing gum, Anna ne ha scoperto l’ingrediente principale, la gomma base, comunemente nota come una gomma sintetica, un tipo di polimero simile alla plastica, chiamata poliisobutilene, la stessa che si trova nelle camere d’aria delle ruote della bicicletta e che è ottenuta da prodotti petrolchimici, raffinati da combustibili fossili come il petrolio.
Se la giovane designer arriva subito a comprendere come la gomma da masticare, una volta gettata, possa rappresentare un materiale versatile e potenzialmente utile, il problema restava quello di convincere le persone a donare le loro gomme invece di gettarle, lasciarle con disattenzione e noncuranza sul selciato delle strade e delle vie cittadine, più o meno eleganti e frequentate. Come parte integrante della sua strategia Anna crea allora un cestino rosa brillante dalle forme tondeggianti, a forma di bolla, dove raccogliere le gomme masticate: il Gumdrop®, che può essere appeso all’altezza della testa, fatto esso stesso di gomma da masticare riciclata, il Gum-tec® (un polimero, da lei creato, che ha chiamato BRGP, Bullus Recycled Gum Polymer).