A chi non è capitato di aver bisogno di un trapano, di una spara chiodi o di qualcosa che non avevamo nessuna intenzione di acquistare? Quante volte ci è capitato di utilizzare certi attrezzi solo per qualche ora e poi riporli in cantina per mesi, se non per anni? Allora, perché non metterli in comune in un posto dove si possono prendere in prestito o scambiare temporaneamente con un altro oggetto utile?
Ecco, l’idea della Library of Things la biblioteca delle cose è nata così. Questa modalità si sta espandendo in fretta nel mondo anglosassone e non solo. E’ un’idea semplice e brillante. L’ultima aperta a fare notizia è quella di Londra, un magazzino in zona Crystal Palace con scaffali e catalogo anche online. Una ventina di volontari (compresi i tre amici che hanno importato l’idea dal Canada) a gestire il viavai. Solo che invece di libri, prestano oggetti. Attrezzi per il “fai da te”, friggitrici a gas, bidoni per un tè extralarge, piastre per cuocere i waffle ma anche tende da campeggio e gazebo da giardino, amplificatori e proiettori video. Insomma, tutto quello che serve in occasioni particolari, una festa, una gita, un lavoro casalingo e poi non più. Comprarlo, vuol dire spendere soldi per qualcosa che si usa pochissimo e occuperà spazio per sempre. Affittarlo a prezzo di saldo, magari con un abbonamento o semplicemente versando una caparra a garanzia, per riportarlo qualche giorno dopo, fa risparmiare denaro e metri cubi. «Perché lo facciamo? Il consumismo non funziona», spiegano sul sito della Library londinese: «Soprattutto in città, abbiamo sempre meno spazio a disposizione e sempre più cose da stipare. E poi, se ogni abitante della Terra buttasse via la stessa quantità di cose come facciamo noi inglesi, l’umanità avrebbe bisogno di tre pianeti e mezzo come il nostro, per cavarsela…».