Quando è stato inaugurato, nel 2017, si presentava già come un termovalorizzatore avveniristico, destinato a far parlare di sé. Fin da allora, infatti, oltre alla avanzatissima tecnologia che permetteva di ottimizzare le prestazioni energetiche e quelle ambientali, Amager Bakke era stato annunciato come una specie di rivoluzione. Un inceneritore di nuova generazione che non solo doveva generare energia e calore per la capitale danese, ma anche prometteva di diventare luogo di ritrovo per i cittadini di Copenhagen: luogo in cui fare sport, sciare o arrampicare. Due anni dopo, la promessa è stata mantenuta, l’inaugurazione delle piste da sci è avvenuta e quelle delle pareti di arrampicata è attesa per il 2020.
Forse sarà proprio l’esperienza concreta di Amager Bakke a cambiare la percezione di tutti, da adesso in poi. Innegabilmente, infatti, quando si legge la parola “inceneritore”, la prima cosa che viene in mente è l’inquinamento che viene prodotto. Qualcosa che non vorremmo mai vicino alla nostra città, né tantomeno nel bel mezzo di essa.
A Copenhagen, però, hanno trovato il modo di dare una seconda vita ai rifiuti e a farlo nel miglior modo possibile, tenendo in considerazione innanzitutto la città e i suoi cittadini. Così, grazie al combinato disposto di tecnologia innovativa e di un’architettura integrata, ha preso forma un impianto waste-to-energy – finalizzato cioè all’ottenimento di energia dal recupero dei rifiuti – che è da subito stato riconosciuto come uno dei migliori in Europa in termini di efficienza energetica, capacità di trattamento dei rifiuti e attenzione per l’ambiente, ma anche in termini di resa visiva e accettazione della comunità.