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La società non ha in programma alcun intervento su attività e personale della raffineria di Taranto
San Donato Milanese, 20 aprile 2016 - In merito alle ipotesi riportate da mezzi di informazione secondo le quali Eni avrebbe avuto a disposizione una soluzione alternativa, di tipo industriale, per poter continuare l'attività di produzione ed evitare la fermata degli impianti con le relative conseguenze sui propri dipendenti, la società precisa quanto segue.
Il perito della Procura di Potenza non si limita a riconfigurare il codice CER delle acque in uscita in rifiuti pericolosi, come emerso nell'ambito delle ipotesi, ma assegna un codice che riqualificherebbe una parte essenziale dell’impianto del Centro Olio come impianto di trattamento rifiuto, e non come un impianto di produzione olio e gas (come in realtà è, coerentemente con quadro autorizzativo, normativo nazionale e internazionale), con la conseguenza di una necessaria reingegnerizziamone dello stesso oltre che di un nuovo complesso e diverso iter autorizzativo dell’impianto nella nuova impostazione. Anche in tale assurdo caso teorico, stante l’impossibilità di re-iniettare l’acqua, la stessa dovrebbe essere smaltita in discariche autorizzate previo trasporto con migliaia di autobotti, con un ingente impatto territoriale. Inoltre, per i volumi in questione, sarebbe impossibile mantenere la produzione attuale del Centro.
La comunicazione degli inevitabili provvedimenti di riallocazione geografica e di cassa integrazione sul personale e le misure adottate nei confronti dei fornitori è stata data da Eni solo dopo la decisione del tribunale del riesame, proprio per non voler in alcun modo interferire sulla decisione dello stesso. Tale decisione è ora diventata un passo necessario ed obbligato, data la fermata degli impianti.
A prescindere dal ricorso in Cassazione, che sarà presentato entro i tempi tecnici necessari, Eni ha chiaramente indicato di confidare che un incidente probatorio nell’ambito del giudizio, ossia una consulenza tecnica sul campo in pieno contradditorio tra consulenti del giudice, della procura e di Eni, che a oggi purtroppo non è stato possibile svolgere, possa permettere di chiarire la vicenda e la conformità dell’impianto.
Eni ribadisce, come confermato da varie perizie tecniche esterne, che l’impianto del centro olio di Viggiano rispetta le best practice internazionali e il quadro normativo ed autorizzativo per impianti di quella natura industriale. Le verifiche autonome svolte dai periti nazionali ed internazionali senza il coinvolgimento dei dipendenti Eni hanno infatti confermato tali aspetti fondamentali. Si fa riferimento alle evidenze scientifiche che gli stessi periti esterni hanno rappresentato al pubblico nella recente conferenza stampa tenuta a Potenza.
Eni comunica inoltre di non avere in programma alcun intervento sulle attività e sul personale della Raffineria di Taranto, in quanto le condizioni di mercato consentono l'approvvigionamento degli impianti.
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