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Avatar Basilicata: cosa sarebbe successo senza l’attività estrattiva

Una ricerca della Fondazione Mattei analizza l’impatto dell’oil & gas sullo sviluppo della Regione.

di Lucia Serino
10 marzo 2020
4 min di lettura
di Lucia Serino
10 marzo 2020
4 min di lettura

Come sarebbe stata l’economia lucana senza l’attività estrattiva? In particolare, quale sarebbe stato l’andamento del Pil? E che tipo di trend occupazionale avremmo avuto? E ancora: il numero degli occupati nel settore dei servizi è cresciuto e di quanto? E nel settore agricolo? Quel settore agricolo, vale ricordarlo, su cui si sono maggiormente concentrate, negli ultimi anni, le preoccupazioni e gli allarmi per un contraccolpo negativo derivante dalla produzione petrolifera. A queste domande risponde uno studio sull’impatto socio-economico dell’industria dell’oil & gas in Basilicata, pubblicato recentemente dalla Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), identificando l’andamento economico della Basilicata prima e dopo l’inizio dell’attività estrattiva.

La ricerca segue la metodologia statistica del “controllo sintetico”, che permette di analizzare e produrre un avatar della regione Basilicata, cioè una Basilicata gemella immaginandone l’andamento di sviluppo senza la presenza del settore oil & gas. E dunque, una Basilicata senza l’attività estrattiva come si sarebbe collocata nelle dinamiche economiche del Mezzogiorno più prossimo?  

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L’ansia da bollettino, con la paura dei rientri.

Lo studio dimostra, analizzando il Pil pro capite, che esiste una perfetta sovrapposizione della Basilicata con la sua regione gemella fino all’ultimo anno disponibile, prima dell’inizio dell’attività estrattiva, ovvero il 1991. Nel 2001 si nota come il prodotto interno lordo della Basilicata sia cresciuto in maniera più marcata rispetto a quanto sarebbe cresciuto in assenza di estrazione di idrocarburi. La Regione cresce meno ma, nell’ultimo decennio il divario di crescita stimato tra la Lucania e la “regione di controllo” si è accentuato (+1,4% vs +0,96%). Se ne deduce quindi, che l’apporto di un settore industriale come quello dell’oil & gas abbia contribuito nell’ultimo decennio alla crescita del Pil pro capite, che senza tale contributo sarebbe stato inferiore. 

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Stesso discorso vale per gli occupati in un settore che tradizionalmente, è bene sempre ricordarlo, genera un’occupazione non sempre proporzionata agli investimenti che pure la contraddistinguono. Lo studio della FEEM parte dall’analisi del numero degli occupati in Basilicata nell’ultimo ventennio: il dato è rimasto pressoché invariato, il che già sarebbe un punto da non sottovalutare considerati i contraccolpi delle crisi degli ultimi anni. L’aspetto rilevante è che, in assenza dell’attività estrattiva, il numero degli occupati in Basilicata sarebbe calato del 3,9% in vent’anni. Sullo sfondo restano – certo – le discussioni mai sopite con le organizzazioni sindacali sul tipo di occupazione creata, soprattutto in relazione alle imprese locali della filiera dell’indotto e all’impiego di manodopera in servizi a minor valore aggiunto. Ma i dati sono dati, al di là della valutazione sulla composizione della forza lavoro. I numeri degli occupati raccontano che, nel settore dei servizi, si è registrata una crescita del 7,8% negli ultimi due anni (+4,4% in assenza dell’attività estrattiva). 

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Lo studio continua analizzando il dato sugli occupati in agricoltura, ed è possibile notare come in Basilicata il numero sia aumentato di quasi 2.500 unità (+18,7% tra il 2008 e il 2019), mentre nella regione di controllo la crescita risulta essere inferiore (+14,5% tra il 2008 e il 2019). Infine, i ricercatori si sono soffermati ad analizzare l’impatto complessivo che il settore registra rispetto al Prodotto interno lordo considerato. In questo caso, il contributo espresso dall’industria oil & gas della Val d’Agri è pari in media al 7,7% del Pil regionale. In conclusione, commentano i ricercatori, “l’utilizzo del controllo sintetico ha permesso di paragonare lo sviluppo socio-economico della regione Basilicata pre e post l’inizio dell’attività estrattiva. I risultati, sebbene ancora preliminari, mostrano un contributo positivo dell’industria estrattiva per l’economia della Basilicata, e in nessun caso un effetto negativo”. 

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